L'Arma dei Carabinieri ha acquisito il diritto a fregiarsi dello stemma araldico col decreto 7 luglio 1932, mentre la concessione del primo stemma ha avuto luogo con R.D. 2 maggio 1935 e Lettere Patenti del 27 maggio successivo.
Lo Stemma Araldico deriva dall'uso dei motti araldici concesso ai Reggimenti ed ai Corpi dell'Esercito con legge n. 293 del 1932. Con circolare del 20 maggio successivo il Ministero della Guerra attribuì all'Arma dei Carabinieri il motto:
"Nei secoli fedele", che di fatto era già in uso.
All'indomani della nascita della Repubblica, il Ministro per la difesa, con circolare n. 523 del 22 novembre 1948 e n. 210 del 13 febbraio 1950, emanò disposizioni relative alle modifiche o alla nuova realizzazione degli stemmi araldici dei Corpi, nei quali dovevano essere aboliti tutti i simboli in contrasto con la nuova forma costituzionale assunta dallo Stato.
In ottemperanza a tali norme il Comando Generale dei Carabinieri avanzò proposta di un nuovo Stemma Araldico, che del precedente conservava soltanto i colori (rosso ed azzurro), il serpente verde e la granata dirompente, non più d'oro ma d'argento e non più sullo scudo, ma sopra di esso, in luogo del cimiero.
Il fregio da apporre sullo scudo del nuovo Stemma fu sanzionato con nota n. 548 del Ministero della Difesa in data 1° luglio 1952. Era costituito da una granata dirompente dalla cui parte inferiore uscivano le cordelline della grande uniforme dei carabinieri.
Il nuovo Stemma Araldico venne concesso all'Arma con Decreto del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, in data 27 dicembre 1952, su progetto del Collegio Araldico.
Su proposta del Comando Generale dell'Arma, il Ministero della Difesa, con nota n. 741 del 25 giugno 1976, abrogò il precedente fregio ed istituì il nuovo, in tutto simile al primo, ma con le cifre d'onore R.I., intrecciate sulla granata. Il Presidente della Repubblica (Leone), con decreto del 19 gennaio 1977, modificò il precedente Stemma per la parte riguardante le ricompense.
In particolare, mentre il D.P. 27 dicembre 1952 elencava i nastri uscenti dallo scudo, il nuovo dispose, genericamente, che lo scudo dovesse essere "accompagnato dai nastri indicativi delle ricompense al Valore di cui l'Arma ha titolo di fregiarsi".
Il Comando Generale - Ufficio Storico - realizzò quindi il nuovo Stemma Araldico, in cui figuravano tutte le decorazioni concesse alla Bandiera dell'Arma, ivi compresa la Medaglia d'Oro al Valor dell'Esercito (divenute 3 nel tempo) conferita al Vessillo dopo l'emanazione del decreto di modifica del precedente Stemma. Il disegno venne eseguito dal Prof. Francesco Paolo Volta, Accademico Tiberino.
La circolare dello Stato Maggiore Esercito n. 121 del 9 febbraio 1987 dispose che tutti i Corpi ed Enti dell'Esercito che avevano diritto a fregiarsi di uno stemma ne rivedessero il disegno, secondo le direttive che seguono:
scudo: di forma sannitica e con il solo vincolo del capo onorevole d'oro (indicativo delle Medaglie d'Oro al Valor Militare conseguite) unico e non soggetto a partizioni;
Corona turrita: tassativamente uguale, per tutti i Corpi od Enti, d'oro;
ornamenti, comprendenti in modo tassativo:
a) - una lista bifida d'oro, riportante il motto;
b) - eventuali onorificenze, "accollate alla punta dello scudo";
c) - i nastri rappresentativi delle ricompense al Valore, "scendenti svolazzanti in sbarra ed in banda" ai lati dello scudo, in numero non superiore a 10.
In ottemperanza a tali direttive, venne ridisegnato lo stemma dell'Arma, mantenendo all'interno dello scudo gli stessi tradizionali elementi che figuravano in quello del 1977 - carico ormai di quasi 40 anni di storia - rimuovendo soltanto il palo d'azzurro dal capo d'oro. Scomparirono, invece, gli ornamenti che caratterizzavano la raffigurazione precedente e venne ridotto il numero dei nastri ai lati dello scudo (alcuni dei quali, per rispettare il limite massimo di dieci, recano in cifre romane il numero delle decorazioni concesse più volte). La simbologia delle figure è rimasta immutata.
Il nuovo stemma, concesso con DPR 21 maggio 2002, è il risultato di un recupero di tutti gli elementi succedutisi nella vicenda araldica dell'Arma dei Carabinieri, innestati in un percorso araldico rigoroso e in un modello grafico più armonico Nel Decreto, lo stemma viene così descritto:
Scudo di forma mistilinea: di rosso, inquartato dalla croce diminuita d'argento, il I e il IV alla mano destra recisa d'argento, posta in banda, impugnante il serpente di verde, allumato e linguato di nero, avvolgente la mano stessa, con la testa e la cosa volte a destra; il II e III alla granata d'oro, infiammata dello stesso; al capo d'azzurro caricato dal leone illeopardito passante d'oro, allumato e linguato di rosso, armato d'oro, sostenuto dalla linea di partizione, attraversante il tronco del rovere d'argento sradicato, coi rami doppiamente decussati, ghiandifero di otto d'oro. Sotto lo scudo, su lista svolazzante d'azzurro, il motto in lettere maiuscole lapidarie romane d'oro "NEI SECOLI FEDELE".
Lo scudo è timbrato dalla corona turrita d'oro, merlata alla guelfa, murata di nero, formata dal cerchio, rosso all'interno con due cordonate di muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), le torri di foggia rettangolare, merlate di dodici (quattro merli visibili, due angolari), chiuse e finestrate di uno di nero, il fastigio merlato di quarantotto (ventiquattro visibili), sei merli fra torre e torre".
Data creazione : 19/09/2010 @ 22:46
Ultima modifica : 22/09/2010 @ 10:18
Categoria : Militaria Pagina letta 8277 volte