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Berghinz, una dinastia di patrioti - da valvasev il 04/09/2017 @ 19:57

Alessandro-Berghinz Famiglia di patrioti, dalle guerre risorgimentali alla Resistenza, di politici e professionisti, i Berghinz hanno lasciato importanti tracce negli ultimi 250 anni della storia friulana: citiamo solo i fratelli Bernardino e Augusto combattenti con Garibaldi, Giovanni Battista medaglia d'oro caduto nella lotta contro i nazisti e l'insigne medico Guido pioniere della pediatria.

Un albero genealogico ricco che vede oggi tra gli ultimi epigoni della dinastia udinese (un ramo è anche a Roma) il geometra Alessandro Berghinz, classe 1947, già tecnico comunale, poi bancario e, in questi ultimi anni, amministratore di condomini. La patria, la medicina e la moderna, sfaccettata economia dei nostri tempi, si potrebbe commentare. Ma anche un riaggancio con le origini: l'antenato Cristoforo (1804-1859) era, infatti, un commerciante di seta. Nel suo bellissimo studio di piazzetta Antonini, con vista sui giardini della Banca d'Italia, Sandro Berghinz racconta le vicende della sua antica famiglia.

L'avo sopra citato era il nipote di un altro Cristoforo (1738-1810), che arrivò in Friuli dalla zona tra Caporetto e Tolmino. Il nipote, dunque, nel 1839 comperò il palazzo oggi chiamato Montegnacco-Berghinz di via Superiore dove aprí un setificio. Ebbe numerosi figli, tra i quali i garibaldini colonnello Bernardino (1841-1925) e avvocato Augusto (1845-1912). Il primo fu tra i liberatori di Udine (entrò in città, dalla porta Poscolle, il 26 luglio 1866, alla testa del suo squadrone del 6° Aosta cavalleria) e fu poi per lungo tempo sindaco di Sedegliano; il secondo partecipò con le camicie rosse alla campagna nel Trentino, conclusa col fatidico, rinunciatario «Obbedisco» del generale dopo la vittoria di Bezzecca, e alle sfortunate battaglie dell'anno dopo per la liberazione di Roma (Porta San Paolo). Ma l'avvocato Augusto fu anche presidente della Società dei reduci delle patrie campagne e consigliere comunale a Udine dal 1876 al 1883. In queste vesti fu l'artefice della realizzazione del monumento a Giuseppe Garibaldi, inaugurato il 26 agosto 1886, nella piazza dei Barnabiti ribattezzata col nome dell'Eroe dei due mondi. Augusto Berghinz fu anche un politico, «il primo a disciplinare le forze popolari della città - racconta il pronipote - e a indirizzarle, con entusiasmo e convinzione, sulle strade della democrazia.

Fu l'organizzatore della Lega popolare e tra i fondatori del Giornale di Udine». Nel 1884 emigrò a Buenos Aires, dove continuò a esercitare la professione forense. Dalla capitale argentina, Augusto Berghinz finanziò l'iniziativa della lapide a Paolo Sarpi, nella via omonima, della quale dettò anche il testo, rimasto ancora oggi famoso per gli accenni anticlericali («ma i tempi erano quelli!», spiega Alessandro Berghinz).

I due patrioti avevano un terzo fratello, Giuseppe, ricordato se non altro come padre del dottor Guido (1872-1940), un luminare della medicina pediatrica. Clinico e ricercatore, Guido Berghinz fu tra i fondatori della Società italiana di pediatria, docente per dieci anni all'Università di Padova, primario all'ospedale di Udine dal 1905 al 1939. Durante la Grande Guerra era stato docente alla scuola medica da campo di San Giorgio di Nogaro e per i suoi meriti venne promosso tenente colonnello ed ebbe diverse medaglie al valor militare. Pur di fronte a numerose e prestigiose offerte di cattedre in altre città d'Italia, preferí rimanere a Udine, dove mantenne sempre la residenza, assieme alla moglie contessa Margherita Berlinghieri Concina, nel palazzo di via Superiore, già sede del setificio di nonno Cristoforo.

Del famoso prozio pediatra, Alessandro Berghinz racconta un episodio che riguarda il compianto presidente della Regione Antonio Comelli, allora bambino (erano i primi anni '20). «Lo ha salvato, curandolo con prodotti naturali, da una malattia infantile che poteva avere gravi conseguenze. Me lo ha raccontato lo stesso Comelli».

Un fratello del dottor Guido, l'avvocato Raffaello (che ricoprí anche cariche pubbliche, tra l'altro fu commissario prefettizio a Faedis), era il padre della medaglia d'oro Giovanni Battista Berghinz, classe 1918, combattente, come tenente di prima nomina, in Africa e in Francia. Dopo l'8 settembre '43, Giobatta Berghinz aderì all'Osoppo dove fu impegnato nel rifornimento ai partigiani di armi, viveri e carburanti. Arrestato nel luglio '44 dai tedeschi, che lo torturarono senza riuscire a estorcergli alcuna informazione, fu fucilato e bruciato nella Risiera di Trieste. Alla sua memoria è dedicata la caserma udinese di via San Rocco.

Del tenente Berghinz va citata anche la madre, Maria Cristina Piani, esponente di associazioni culturali e patriottiche: è vissuta oltre i 90 anni e fino al suo ultimo giorno è stata devota e appassionata testimonial dell'eroico figlio.

Arriviamo ad Alessandro e ai tempi nostri. Ma prima ricordiamo che suo nonno Vittorio, fratello di Guido e Raffaello, militare del Genova Cavalleria, fu protagonista di un gesto coraggioso nel 1905 a Padova, durante l'alluvione del Brenta. Assieme a un commilitone e «non senza rischio della propria vita - si legge in una cronaca dell'epoca - operò il salvataggio di 12 persone che, circondate da acque limacciose, minacciavano di affogare». Figlio di Alberto (1914-1994), già dipendente dell'Inam, Alessandro si è diplomato geometra e per un anno è andato «a bottega» da un grande maestro, Giovanni Sello, che lo ha avviato a una professione (in particolare con la stima di immobili) che ebbe poi modo di esercitare pochissimo. Ha operato a Martignacco come tecnico comunale al tempo del sindaco Ferruccio Saro, poi è stato alla Crup fino alla fine del 2006. Da allora, costituita una Srl, si dedica all'amministrazione di condomini.
Ma non è tutto. In gioventú ci sono stati 8 anni di collegio Bertoni, il ricreatorio della Madonna delle Grazie e l'Associazione guide e scout cattolici. Tale formazione lo ha portato in politica, nelle file della Dc. È stato segretario della sezione di Chiavris e per due mandati presidente della circoscrizione Chiavris-Ancona. Nel 1990, ancora prima delle avvisaglie di Tangentopoli, lasciò la politica che, seppure «di periferia», gli ha dato soddisfazioni (ha contribuito a realizzare il servizio infermieristico circoscrizionale, il parco pubblico di Chiavris, la sistemazione definitiva di via Friuli). Alessandro Berghinz si è dedicato quindi alla lettura dei libri di storia, appassionandosi in particolare alle vicende di casa Savoia. Nel 1998 è entrato a far parte delle Guardie d'onore alle tombe reali del Pantheon, delle quali è diventato delegato provinciale (e nel 2005 ha ricevuto a Ginevra, dal principe Vittorio Emanuele, il cavalierato di San Maurizio e Lazzaro).
Già nel '98, tramite la contessa Maria Antonietta de' Portis, suo chaperon nell'aristocrazia friulana, era stato insignito dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
. Berghinz ha organizzato a Udine due convegni (sullo Statuto Albertino e su «Eugenio di Savoia Soissons liberatore dell'Europa dai Turchi») e ha organizzato una recente visita del giovane Emanuele Filiberto a Udine.

Si potrebbe dire che, dopo oltre cent'anni, il pronipote, che ha fatto il servizio militare nell'aeronautica, è subentrato al prozio Augusto, depositario delle «Patrie memorie» ottocentesche. Alessandro Berghinz, sposato, dal 1972, con Anita Moro, ha una figlia, Elena, che ha fatto il Blanchini e studiato arpa al conservatorio. La sua famiglia è la continuatrice udinese della dinastia, ma non l'unica. Il nostro geometra ha una sorella, Anna Luisa, ex funzionario regionale, sposata, due figli. E ha due cugini, figli di Giuseppe, fratello di Alberto: Carla, insegnante in pensione, che ha una figlia, Stefania, e Graziano, che vive a Colugna. Altre due cugine, ma non dirette, discendenti dal patriota garibaldino Bernardino Berghinz, abitano rispettivamente a Roma e al Lido di Venezia. «Non me ne ricordo altri», commenta Alessandro, che ogni tanto riprende in mano il «frondoso» albero genealogico per i necessari aggiornamenti.

Da qualche anno «l'ultimo dei Berghinz» è approdato a una periferia ancora piú esterna: è andato ad abitare nella bella Campeglio, tra le colline di Faedis. E, come al tempo di Chiavris, si è riavvicinato alla politica, rigorosamente locale. Eletto, proprio la settimana scorsa al consiglio comunale, avrà il ruolo di capogruppo della sua lista.

E' con piacere e con il permesso di dare il benvenuto l'ingresso di un nuovo Socio nella nostra amata Sezione ANC di Lignano , nonché nel nostro Gruppo di volontariato : Complimenti Sig. BERGHINZ Alessandro e buon lavoro.

FONTE: MessaggeroVeneto - 15 Giugno 2009



I carabinieri ricordano Moreno Bertazzolo Lunedì sera nel duomo di Lignano si è svolta una messa in suffragio del carabiniere Moreno Bertazzolo, scomparso in un incidente stradale 30 anni fa mentre era di pattuglia, all’età di 26 anni. Faceva parte del nucleo motociclisti di Udine. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione dei carabinieri in congedo di Lignano.


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FONTE: MessaggeroVeneto - 30 agosto 2017



uto-polizia lignano sabbiadoro La protesta del Sindacato autonomo di Polizia che denuncia tagli e mancanza di aiuto da parte delle istituzioni per poter garantire la sicurezza nella località balneare friulana

Apre ormai a stagione inoltrata il Posto estivo della Polizia di Stato a Lignano Sabbiadoro e i quali agenti saranno impegnati sul territorio della nota località balneare dal 17 al 20 agosto.

Parte da qui la protesta del sindacato autonomono di Polizia che denuncia, dal taglio di 190 unità in provincia di Udine dal 2008, diverse difficoltà di gestione e di autonomia per quanto riguarda i servizi estivi.

Gli agenti infatti, come scrive in una nota il SAP, alloggeranno a Latisana e raggiungeranno Lignano tramite servizi di bus-navetta, mentre i pasti invece verranno fruiti direttamente in loco. Disagi di non poco conto se si pensa che in questo periodo si contano oltre a 350mila visite nella sola Lignano.

Dal canto suo, il sindacato, non si aspettava nulla di più soprattutto, dal momento in cui pare non siano state saldate al completo le convenzioni pregresse con le attività ricettive che si sono dunque rifiutate di ospitare gli agenti con la formula vitto e alloggio.

Rammarico è stato poi espresso per il mancato aiuto e la mancata presa di posizione da parte del Prefetto di Udine Vittorio Zappalorto e da parte del sindaco di Lignano Luca Fanotto.

FONTE: MessaggeroVeneto - 15 Luglio 2017



peteano SAGRADO. Il comandante generale dei carabinieri Del Sette alla cerimonia per il 45º anniversario della strage

«Siamo con voi e lo saremo sempre. L’Arma dei Carabinieri era la famiglia di questi tre giovani e sarà sempre anche la vostra». Con queste suggestive parole rivolte ai parenti delle vittime, il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, generale di corpo d’armata Tullio Del Sette, ha suggellato la commemorazione del 45º anniversario della strage di Peteano in cui persero la vita tre carabinieri di stanza a Gradisca: il brigadiere Antonio Ferraro e i carabinieri Donato Poveromo e Franco Dongiovanni. Le massime autorità militari e civili si sono strette attorno al monumento che, nella piccola frazione di Sagrado, commemora una dei momenti più bui della storia repubblicana.

Assieme al generale Del Sette, presenti fra gli altri il generale di Corpo d’Armata Aldo Visone, comandante del Comando Interregionale Carabinieri “Vittorio Veneto” con i locali comandanti, l’Ispettore Regionale dell’Associazione Nazionale Carabinieri Generale Corpo d’Armata Michele Ladislao, i prefetti di Trieste e Gorizia, Annapaola Porzio ed Isabella Alberti, il questore del capoluogo isontino Lorenzo Pillinini, l’assessore regionale Sara Vito, l’arcivescovo di Gorizia Carlo Redaelli ed i sindaci di Sagrado, Gradisca e Savogna, Elisabetta Pian, Linda Tomasinsig, Alenka Florenin.

Ma soprattutto erano presenti loro, i familiari di chi ha perso la vita in quella terribile strage: la signora Rita Famea, vedova di Ferraro, la signora Luciana Cressatti, vedova di Poveromo, e il fratello di Bongiovanni, Pietro Paolo, oltre ad altri parenti. «Non dobbiamo dimenticare e non dimenticheremo mai quanto accaduto – così il generale Del Sette – lo dobbiamo a questi tre eroi caduti nello svolgimento del proprio compito, lo dobbiamo alle loro famiglie e lo dobbiamo alle giovani generazioni. Qui ricordiamo il dolore dell’Arma e di un Paese, ma anche la sua capacità di reagire immediatamente. Questi ragazzi sono morti senza immaginare che quella notte per loro sarebbe stata l’ultima, eppure consapevoli, come tanti loro colleghi ogni giorno, di dover essere pronti a correre un rischio più elevato di qualsiasi altro cittadino.

Non saranno dimenticati neppure fra altri 45 anni, perché rappresentano gli ideali di questo Paese». Nelle parole del sindaco di Sagrado Elisabetta Pian la riconoscenza della comunità civile all’Arma «composta da tanti silenziosi servitori dello Stato, che col loro operato ci trasmettono quotidianamente non solo sicurezza, ma il senso della democrazia e della libertà». La strage di Peteano è stata a lungo una delle pagine più oscure della storia italiana, le cui indagini solamente alcuni decenni dopo riuscirono ad individuare la responsabilità di alcuni militanti del movimento di estrema destra Ordine Nuovo.

FONTE: MessaggeroVeneto - 01 Giugno 2017



cc-latisana LATISANA. C’è chi è salito sull’auto di servizio, al posto di un arrestato. E chi è stato foto segnalato, con tanto di raccolta delle impronte digitali. Fra un sopralluogo alla centrale operativa, tra monitor e trasmittenti e una rapida occhiata alla camera di sicurezza, ascoltando le spiegazioni e attendendo il momento per lanciare la raffica di domande frutto della fantasia e dell’entusiasmo del momento.

Con la scuola primaria di Carlino si è chiuso, per quest’anno, il ciclo di visite ospitate dal Comando Compagnia Carabinieri di Latisana che hanno portato circa 160 bambini delle classi quinte delle scuole primarie di Latisana, Latisanotta, Precenicco, Muzzana del Turgnano, Marano Lagunare e Carlino a visitare la caserma dei Carabinieri.

Dal piano terra dove i bambini hanno visionato gli uffici della Stazione e ascoltato l’illustrazione sui compiti svolti dagli uomini della territoriale, la visita è proseguita, sotto la guida del Capitano, Filippo Sautto, Comandante della Compagnia di Latisana, nel piano dedicato al reparto operativo del Norm, dove le pareti del lungo corridoio sono tappezzate dalla rassegna stampa delle tante e importanti operazioni concluse negli anni dall’Arma di Latisana. La visita per ogni scuola si è conclusa nel garage della caserma, con un’auto di servizio dei Carabinieri a disposizione della curiosità dei bambini, per nulla intimiditi, fra lampeggianti e sirene azionate.

FONTE: MessaggeroVeneto - 13 Maggio 2017



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